Renzo Piano: “L’architettura è una responsabilità sociale”

Roma, 17 set. (askanews) – Il grande architetto genovese Renzo Piano è protagonista alla Royal Academy of Arts che celebra i suoi 50 anni di carriera attraverso una mostra unica. Il sito Londra’Italia ha itervistato l’architetto. Si potrebbe realizzare una città intera con oltre cento dei progetti firmati da uno degli architetti più celebri del mondo: Renzo Piano. Adesso qualcuno l’ha realizzata davvero, con tanto di aeroporto, ospedali, grattacieli, edifici dedicati ai servizi ai cittadini, musei, ponti, strade e collegamenti vari. Lo straordinario plastico è in mostra presso la Royal Academy of Arts di Londra, parte dell’esposizione interamente dedicata a Renzo Piano che si è aperta sabato (15 settembre) per andare avanti fino al 20 gennaio del prossimo anno. “Costruire è una responsabilità sociale – ha detto Renzo Piano in occasione dell’anteprima riservata alla stampa -. L’architettura è un luogo in cui le persone s’incontrano e condividono”. La mostra illustra il lavoro di Piano in ordine cronologico, passando in rassegna 16 dei suoi progetti più significativi: dalle sperimentazioni degli esordi con sistemi strutturali innovativi come il Centro George Pompidou di Parigi (1971), al work in progress come l’Academy Museum of Motion Pictures attualmente in costruzione a Los Angeles, passando per edifici culto come lo stesso Shard di Londra (2012), l’aeroporto Kansai International di Osaka (1994) e il Whitney Museum of American Art a New York (2015).

http://www.askanews.it/esteri/2018/09/17/renzo-piano-larchitettura-%C3%A8-una-responsabilit%C3%A0-sociale-pn_20180917_00126/

Sismabonus, la detrazione vale anche per la demolizione e ricostruzione

Agenzia delle Entrate: la volumetria non deve cambiare, fatte salve le innovazioni necessarie per l’adeguamento sismico.

30/04/2018 – Si può usufruire del sismabonus anche per la demolizione e ricostruzione di un edificio con la stessa volumetria di quello preesistente, fatte salve le sole innovazioni necessarie per l’adeguamento alla normativa antisismica. Lo afferma l’Agenzia delle Entrate con la Risoluzione 34/E del 27 aprile 2018.

Sismabonus in caso di demolizione e ricostruzione
Il sismabonus, spiega l’Agenzia, può essere fruito anche da coloro che, possedendo o detenendo l’immobile in base a un titolo idoneo, decidono di demolirlo e ricostruirlo con la stessa volumetria di quello preesistente, fatte salve le sole innovazioni necessarie per l’adeguamento alla normativa antisismica.

Tale intervento, infatti rientra tra quelli di ristrutturazione edilizia e non di nuova costruzione. In risposta all’interpello di tre comproprietari, inoltre, le Entrate chiariscono che questi soggetti possono dividere le spese in proporzione alla spesa sostenuta da ciascuno.

Demolizione con ricostruzione e Iva agevolata del 10%
La stessa Risoluzione 34/E spiega che ai lavori di demolizione con ricostruzione si applica l’aliquota Iva agevolata del 10% prevista per gli interventi di ristrutturazione edilizia, a condizione che le opere siano qualificate come tali dalla relativa documentazione amministrativa.

Il Sismabonus, come funziona
Il Sismabonus prevede una detrazione delle spese sostenute per l’adozione di misure antisismiche che migliorino la classe di rischio degli immobili che si trovano nelle zone sismiche ad alta pericolosità (zone 1 e 2) e a quelli situati nelle zone a minor rischio (zona sismica 3).

Tale agevolazione, valida fino al 31 dicembre 2021, può essere fruita sia dai soggetti passivi Irpef sia dai soggetti passivi Ires e per interventi realizzati su tutti gli immobili di tipo abitativo e su quelli utilizzati per attività produttive.

Per le abitazioni singole, la detrazione va calcolata su un ammontare massimo di 96.000 euro per unità immobiliare per ciascun anno e deve essere ripartita in 5 rate annuali.

La detrazione parte dal 50% delle spese (nel caso in cui l’intervento non migliori la classe sismica) e sale quando la realizzazione degli interventi produce una riduzione del rischio sismico: gli interventi che determinano il passaggio a una classe di rischio inferiore usufruiscono della detrazione del 70%, mentre gli interventi che permettono il passaggio a due classi di rischio inferiori godono della detrazione dell’80%.

Quando gli interventi sono realizzati in edifici condominiali, le detrazioni sono: 75%, nel caso di passaggio a una classe di rischio inferiore; 85%, quando si passa a due classi di rischio inferiori.
In questo caso le detrazioni si applicano su un ammontare delle spese non superiore a 96.000 euro moltiplicato per il numero delle unità immobiliari di ciascun edificio e vanno ripartite in 5 quote annuali di pari importo.

Gli interventi sulle parti comuni degli edifici condominiali situati nelle zone sismiche 1, 2 e 3, finalizzati non solo alla riduzione del rischio sismico, ma anche alla riqualificazione energetica, potranno detrarre fino all’85% delle spese sostenute in caso di passaggio a due classi di rischio inferiori.

La detrazione sarà ripartita in 10 rate annuali e verrà calcolata su una spesa massima di 136mila euro moltiplicata per il numero delle unità immobiliari che compongono l’edificio (si tratta della somma del tetto di 96mila euro per unità immobiliare previsto dal sismabonus “tradizionale” e di quello di 40mila euro per unità immobiliare fissato per l’ecobonus).

Il miglioramento antisismico va calcolato sulla base delle Linee guida per la classificazione sismica degli edifici (DM 28 febbraio 2017) che spiegano come attribuire ad un edificio una delle 8 Classe di Rischio Sismico (da A+, la meno rischiosa, ad A, B, C, D, E, F e G, la più rischiosa), mediante un unico parametro che tenga conto sia della sicurezza sia degli aspetti economici.

https://www.edilportale.com/news/2018/04/normativa/sismabonus-la-detrazione-vale-anche-per-la-demolizione-e-ricostruzione_63800_15.html

Ponte di Genova, presentato il nuovo progetto dell’architetto Renzo Piano: “Sarà di acciaio e dovrà durare mille anni”

È stato presentato il progetto del ponte offerto dall’architetto genovese Renzo Piano per sostituire il Morandi, crollato il 14 agosto 2018

Il 7 settembre 2018 si è tenuto un vertice presso la Regione Liguria a cui hanno preso parte il governatore Giovanni Toti, l’architetto Renzo Piano, l’ad di Autostrade per l’Italia, Giovanni Castellucci, e di Fincantieri, Giuseppe Bono, oltre al sindaco di Genova e il sottosegretario ai Trasporti.
Durante l’incontro è stato presentato nel dettaglio il nuovo progetto per costruire un ponte sulla A10 Genova dopo il crollo del Morandi.
A fine agosto, Renzo Piano si era reso disponibile a lavorare sul progetto di ricostruzione.
Al termine di un incontro avvenuto ad agosto con il presidente di Regione e con il sindaco di Genova, Renzo Piano aveva detto: “Quello del ponte è un tema che tocca tutti e tutte le corde: da quella tecnologica a quella poetica”.
L’architetto ha realizzato un progetto concretizzato nel plastico che ha portato con sé nell’incontro in Regione.
Il governatore Toti, a conclusione dell’incontro del 7 settembre, ha spiegato che la priorità è ricostruire velocemente il ponte per ripristinare la viabilità della città e ha promesso che i lavori saranno terminati entro novembre 2019.
Il sindaco di Genova Bucci invece ha annunciato che sarà indetto un concorso internazionale per ricostruire l’area sotto il ponte così da creare un nuovo quartiere più bello di quello di prima.
“Il lavoro fatto in queste 3 settimane è stato fatto sapendo che bisognava muoversi in fretta”, ha detto Renzo Piano.
“Il nuovo ponte deve durare mille anni, deve essere fatto di acciaio”.
“Il ponte deve essere semplice, normale, deve durare ed essere facile da mantenere, ma deve anche servire ad elaborare un lutto terribile”, ha affermato l’architetto, ricordando le vittime del crollo del ponte di Genova.
“I ponti sono il simbolo che tiene insieme le persone”, deve essere un’opera corale.
Le prime indiscrezioni sul progetto di Renzo Piano
Quarantatré pali dell’illuminazione, tante quante sono le vittime del crollo del vecchio Morandi. Una linea semplice e pulita, priva di “strallatura”, cioè di strutture che sovrastano la carreggiata, con il peso sostenuto interamente dai piloni.
Stando alle anticipazioni del Secolo XIX, sarebbe questa l’idea del nuovo ponte Morandi, realizzata dall’architetto Renzo Piano e consegnata al commissario per l’emergenza e governatore ligure Giovanni Toti.
Secondo quanto pensato dall’architetto e senatore a vita, le illuminazioni sono l’elemento “memoriale”: renderebbero omaggio alle 43 persone che hanno perso la vita il 14 agosto scorso e sarebbero visibili in tutta la vallata.
Il progetto di Piano è diverso rispetto a quello parzialmente annunciato da Autostrade per l’Italia, che al momento è la società designata per demolire e ricostruire il ponte: un viadotto in acciaio con una struttura strallata.

https://www.tpi.it/2018/09/07/ponte-genova-progetto-piano/

Il ferro e l’acciaio nell’architettura d’avanguardia

Il ferro e l’acciaio nell’architettura d’avanguardia

Il vetro, il ferro e il cemento armato sono stati gli indiscussi protagonisti dell’architettura d’avanguardia fin dalla seconda metà del XIX secolo, contribuendo anzi a definire il linguaggio del Movimento Moderno.

Il ferro in particolare, dapprima sotto forma di ghisa e successivamente di acciaio, ha avuto un ruolo fondamentale nella costruzione degli edifici simbolo dell’era industriale come grandi capannoni, centri commerciali, stazioni ferroviarie e grattacieli.

Questa tendenza non è mai tramontata e anzi l’acciaio è l’unico materiale attualmente disponibile per la struttura portante di edifici eccezionalmente alti e arditi come le Petronas Tower di Kuala Lumpur (452 metri) o il Burj Khalifa a Dubai, che con i suoi 830 metri è la costruzione artificiale più alta del mondo.

Inizialmente gli elementi strutturali in ghisa o acciaio, spesso con decorazioni floreali tipiche dello stile liberty, venivano realizzati su misura per fusione a stampo, ma già negli anni ’30 con lo sviluppo di grattacieli sempre più alti si diffusero i profilati industriali molto simili a quelli odierni.

Le principali applicazioni dei profilati in ferro o acciaio sono ovviamente gli usi strutturali, sia per l’esecuzione di infrastrutture ed edifici molto grandi, sia per costruzioni decisamente più modeste come tettoie, pensiline o soppalchi. La Fondazione Promozione Acciaio, che ha scopi di studio, ricerca e divulgazione, presenta sul proprio sito internet un’ampia raccolta di realizzazioni particolarmente interessanti.

https://www.lavorincasa.it/profili-di-acciaio-per-l-edilizia/

INNOVA Brescia 20 – 21 – 22 Settembre 2018 Brixia Forum

Il futuro dell’acciaio non è più quello di una volta.
E allora, lo dice lo stesso nome: innovA è la convention dell’innovazione per la filiera siderurgica. Dedicata ai settori dell’acciaio e dei metalli, innovA favorisce forme di ibridazione tra conoscenze, prodotti, servizi e nuovi modelli di business. È occasione di incontro tra aziende e startup selezionate, ideatrici di progetti innovativi legati al mondo dell’acciaio, potenzialmente in grado di rivoluzionare il modo di produrlo, distribuirlo e utilizzarlo. È possibilità di partnership, nate dall’incontro tra cliente-visitatore e fornitore-espositore; di scoperta della direzione che sta seguendo l’industria dell’acciaio globale.

Digitalizzazione, industria 4.0, additive manufacturing e stampa 3D a metallo, piattaforme online per la vendita e la distribuzione, formazione, finanza, nuovi materiali e sostenibilità sono tra i temi che plasmano i contenuti di innovA. A Brixia Forum, dal 20 al 22 settembre 2018, la filiera dell’acciaio vestirà i panni del visitatore, per toccare con mano quanto innovatori e startup stanno elaborando per il mondo della siderurgia.

«innovA, dove la “A” richiama acciaio, vuole essere un momento di incontro tra l’innovazione e il nostro settore, quello dell’acciaio. Ci stiamo occupando molto di innovazione di processo e di prodotto, ma poco di ciò che potrebbe essere “disruptive”, di ciò che cambierà alla radice il nostro modo di fare business – spiega Emanuele Morandi, AD di Made in Steel e presidente di siderweb -. Abbiamo voluto innovA perché a noi di siderweb piace stare sulla frontiera dell’innovazione». «Ci sono startup piene di energie, idee, novità; poche, però, entrano in contatto con il mondo manifatturiero. Sarà impossibile creare una nuova Silicon Valley in Italia; è invece molto importante – conclude Morandi – far incontrare queste idee con la struttura manifatturiera siderurgica, per sostenerla nel proprio necessario percorso di innovazione».

innovA è ideata e organizzata da Made in Steel, il più importante evento del Sud Europa dedicato alla filiera dell’acciaio, che si tiene ogni due anni a Milano. Conference & Exhibition, è un perfetto punto di equilibrio fra business e riflessione, vetrina espositiva e polo culturale.
Anima di entrambi gli eventi è siderweb – la community dell’acciaio, l’unico quotidiano online interamente dedicato all’informazione siderurgica. È un contenitore indipendente di notizie, analisi, dati, opinioni, punto di riferimento e di confronto quotidiano degli operatori della filiera dell’acciaio.

https://innova.madeinsteel.it/

Autostrade: piano da 500 milioni per Genova, nuovo ponte in acciaio in 8 mesi

Un piano da 500 milioni di euro finanziati con mezzi propri e la ricostruzione di un nuovo ponte in acciaio in 8 mesi. Questa la road map per Autostrade per l’Italia che oggi ha riunito in via straordinaria il cda a una settimana dal crollo del viadotto Morandi a Genova. Nella tragedia sono morte 43 persone, 16 sono rimaste ferite. Gli sfollati sono oltre 500.

Il cda di Autostrade si è aperto con un minuto di silenzio in ricordo delle vittime e nuovamente ha espresso cordoglio alle famiglie, alle istituzioni e alla intera comunità di Genova. Durante il board, durato 4 ore, non sono state prese delibere ma è stato illustrato il piano per Genova. “Il cda ha ascoltato i responsabili tecnici in merito alle attività svolte dalla concessionaria relativamente all’opera e alle azioni messe in atto sin dai primi minuti” si legge in una nota. “Più di 150 uomini e mezzi della società hanno collaborato con le istituzioni locali, Protezione civile, Vigili del fuoco, forze di Polizia”.

Il cda ha condiviso “la prima lista di iniziative (per una stima preliminare di 500 milioni di euro finanziati con mezzi propri) già annunciata nel corso della conferenza stampa di sabato a Genova”. In particolare ci saranno iniziative a supporto delle famiglie colpite dalla tragedia, per la ricostruzione del ponte, per la viabilità di Genova e la sospensione del pedaggio su alcune tratte.

La compagnia fa sapere che “sta proseguendo le attività di progettazione per la ricostruzione del ponte Morandi. Il progetto vede coinvolti imprese, esecutori e progettisti anche di livello internazionale e “prevede la demolizione delle attuali strutture rimaste e la ricostruzione del ponte in acciaio secondo le più moderne tecnologie ad oggi disponibili in un periodo stimato di 8 mesi a decorrere dall’ottenimento delle necessarie autorizzazioni”.

Il cda di Autostrade ha inoltre “preso atto della lettera di contestazioni ricevuta dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e verrà riconvocato in tempo utile per fornire e deliberare un adeguato riscontro alle stesse”. Avendo 15 giorni di tempo (la lettera è data 16 agosto, è stata anticipata sabato 18 agosto e ricevuta dalla società il 20 agosto) è attesa a breve una nuova riunione.

“Il cda ha ascoltato i responsabili tecnici in merito alle attività svolte dalla concessionaria relativamente all’opera e alle azioni messe in atto sin dai primi minuti” si legge in una nota. “Più di 150 uomini e mezzi della società hanno collaborato con le istituzioni locali, Protezione civile, Vigili del fuoco, forze di Polizia”.

Intanto il Governo – riferisce Bloomberg, citando fonti vicino alla vicenda – starebbe prendendo in considerazione l’ipotesi di un intervento di Cassa Depositi e Prestiti per rilevare una quota di maggioranza nel capitale di Autostrade. Tuttavia – spiega l’agenzia – non è chiaro se la famiglia Benetton sia d’accordo con questa soluzione o se ci siano state già delle trattative. Il piano, comunque, sarebbe ancora nelle sue fasi preliminari.

http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/mobilita_infrastrutture/2018/08/21/autostrade-piano-da-500-milioni-per-genova-nuovo-ponte-in-acciaio-in-8-mesi_5ca5233e-187b-45e8-8529-f378f31d7ad0.html

Disastri annunciati

Ho seguito il disastro di Genova con il ponte crollato. Sembra che degli esperti avessero messo sull’avviso della fragilità della struttura. Dietro a tutto ciò, ho letto di costi lievitati, delle solite lungaggini procedurali e costruttive ecc. Anche i viadotti della Salerno-Reggio Calabria hanno avuto un iter molto discutibile. Le strutture pubbliche de L’Aquila, di Amatrice e di altre zone che, costate un bel po’ di pubblico danaro, sono crollate o sono state gravemente danneggiate dai sismi. Non parliamo poi degli edifici delle ricostruzioni post terremoti costate follie: balconi che crollano, case di montagna senza impianti di riscaldamento e con scarichi non funzionanti. Se andiamo ad esaminare tutti i lavori pubblici, in una maniera o nell’altra, troviamo l’inghippo. Tempi biblici, costi lievitati a livelli folli, strutture costate un patrimonio in fase di cedimento poco dopo l’inaugurazione e via di questo passo. Le ragioni di fondo? A mio avviso ve n’è più di una. La prima, e grave, è il livello endemico di corruzione del nostro Paese che ci porta ad avere un costo chilometrico di autostrada di 36 milioni contro i 16 della media europea. Il secondo, che spesso si riallaccia al primo, è che le esecuzioni dei lavori pubblici devono transitare per segreterie partitiche. La voracità di dette segreterie, i giri di amicizie, di favoritismi sono il brodo di coltura di un affarismo devastante e della scelta di tecnici ed operatori non in base alle capacità ed alla preparazione, ma in base al credo partitico ed alla disponibilità alle più spericolate operazioni anche finanziarie. Ci mettiamo anche che vi è la prassi di allungare i tempi di esecuzione di un’opera in maniera scandalosa al fine di continuare a far lievitare i costi, o, meglio, i finanziamenti. Una forma ricattatoria accettata da tutti gli addetti, si pensa, al fine di aumentare i dividendi. Avete mai notato come lavori pubblici in zone ove anche il lavoro notturno non darebbe fastidio a nessuno, si lavori dalle 8 alle 12 e dalle 13 alle 17 per 5 giorni la settimana, salvo festività, Santi Patroni, partite della Nazionale ed altre valide ragioni. Lavorare 24 ore il giorno a turni in maniera di finire presto detti lavori e la possibilità ai cittadini di avere un’opera finita in breve tempo non ci pensa nessuno. Per fare un impietoso confronto, andare a vedere i lavori pubblici lungo le autostrade in Germania, dove si lavora 24 ore filate al fine di creare il minor disagio possibile agli utenti e confrontarli con gli analoghi sulle nostre autostrade. I morti e gli incidenti causati da queste lungaggini non fanno testo.

Sto seguendo i fatti relativi al crollo del viadotto di Genova. Di certo non è possibile dare conclusioni definitive di carattere tecnico. Ciò che sconcerta è tirare in ballo l’invecchiamento del calcestruzzo. Il calcestruzzo a componente pozzolanico fu un’invenzione dei romani. Dopo più di duemila anni, malgrado terremoti, distruzioni e saccheggi dell’uomo, guerre e quant’altro, noi vediamo ergersi i loro ponti, viadotti, anfiteatri ed altro. Si badi bene che i romani nelle loro gettate di calcestruzzo pozzolanico non inserivano tondini di acciaio ad alta resistenza come si dovrebbe nelle opere attuali. Quindi si dicano le cose come Dio comanda! Comunque sotto a queste disgrazie vi è il solito pressapochismo istituzionale accompagnato da un disinteresse della cosa pubblica da Guinness dei primati. Basti notare che un ponte in Sicilia è stato chiuso al traffico per il servizio de Le Jene sul degrado di detta struttura. Nessuno, parlo in alto loco, si era accorto dello sfaldamento delle strutture portanti e del disfacimento del cemento armato? Sembra di no, le istituzioni e i suoi, pagati, componenti hanno sempre qualcos’altro che li tiene occupati. Fin quando non interviene la Magistratura, guarda caso! Comunque l?italia è piena di manufatti costruiti con : filo di ferro, molta sabbia di mare e la puzza del cemento. E pensare che sono costate come se si fosse impiegato acciaio Thor ad alta resistenza, sabbia lavata e molto cemento, anzi, sono costate molto di più. Ettore Scagliarini

Ettore Scagliarini

https://www.renonews.it/editoriale/2018/08/15/disastri-annunciati/

Genova, ingegneri: “Ponte Morandi geniale, ma fragile: piloni in cemento armato, materiale che si degrada”

Secondo gli esperti avrebbe dovuto essere demolito e ricostruito usando lʼacciaio poiché i costi di manutenzione erano altissimi.

Un progetto geniale, ma fragile. Un capolavoro di ingegneria, finito su riviste e libri di testo, ma che non teneva conto di un elemento fondamentale: il degrado del materiale. Nel clima ottimista degli anni Sessanta, del boom economico, tutto sembrava possibile per la tecnologia e la creatività italiana. Così nacque il Ponte Morandi di Genova: bello, ardito, ma minato dentro, bisognoso di continua e costosa manutenzione. Fino al crollo di oggi.

“Cemento armato degrada e poi collassa” – “Il problema del ponte è che i tiranti, gli ‘stralli’, sono stati costruiti in calcestruzzo e non in metallo, e che negli anni Sessanta non si metteva in conto che il calcestruzzo si degrada e poi collassa – spiega l’architetto genovese Diego Zoppi, ex presidente dell’Ordine genovese, oggi membro del Consiglio nazionale degli architetti -. Cinquant’anni fa c’era una fiducia illimitata nel cemento armato. Si credeva fosse eterno. Invece si è capito che dura solo qualche decennio”.

“Nel ’67 si aveva tanta fiducia nel calcestruzzo” – “Il ponte Morandi ha sempre avuto problemi di corrosione degli stralli e di eccessive deformazioni, a causa delle perdita di tensione dei cavi di acciaio dentro le strutture di cemento armato precompresso – racconta il professor Andrea Del Grosso, per anni ordinario di Tecnica delle costruzioni all’Università di Genova -. Ma all’epoca della costruzione le deformazioni del calcestruzzo non erano conosciute come oggi”.

Riccardo Morandi era un grandissimo ingegnere e progettista, geniale e innovativo. Il ponte per la A10 a Genova, scrive il Cnr, “realizzato tra il 1963 al 1967, è un esempio di razionalismo ‘assoluto’: l’intera, essenziale geometria ripercorre le linee di forza che sono capaci di garantire l’equilibrio dell’opera sotto l’azione del peso proprio e del traffico stradale”. Il problema per il Cnr è che “gli stralli in calcestruzzo armato precompresso hanno mostrato una durabilità relativamente ridotta”. Cosa che all’epoca non si sapeva ancora.

“Costi di manutenzione altissimi, meglio demolirlo e ricostruirlo in acciaio” – Ma sul sito ingegneri.info, due anni fa il professor Antonio Brencich, docente associato di costruzioni a Genova, spiegava che il ponte era stato mal progettato, che aveva costi di manutenzione altissimi e che presto sarebbe stato più conveniente demolirlo e ricostruirlo. “Morandi era un grandissimo strutturista, ma col viadotto sul Polcevera ha voluto forzare la mano”, dice oggi l’architetto Zoppi. Per l’ingegner Del Grosso, per il ponte sarebbe stata più adatta una struttura d’acciaio: “Ma all’epoca c’era una grande perplessità sull’acciaio, per questioni di durata, mentre le industrie italiane avevano grande esperienza sul cemento armato”.

GENOVA PONTE MORANDI